Consiglio di Stato, Sezione Quinta, sentenza 10 gennaio 2023 n. 301. Concessione di pubblico servizio, appalto di servizi, rapporti con utenza finale, rischio di impresa, struttura sinallagmatica e onerosa.

Maurizio Carnevali

Il rapporto di concessione di pubblico servizio si distingue dall’appalto di servizi per l’assunzione, da parte del concessionario, del rischio di domanda, nel senso che mentre l’appalto ha struttura bifasica tra appaltante ed appaltatore ed il compenso di quest’ultimo grava interamente sull’appaltante, nella concessione, connotata da una dimensione triadica, il concessionario ha rapporti negoziali diretti con l’utenza finale, dalla cui richiesta di servizi trae la propria remunerazione. Nella concessione di servizi il rischio di  impresa grava sul concessionario, essendo il proprium dello strumento concessorio per l’affidamento dei servizi fondato sul dato economico, ovvero il trasferimento del rischio imprenditoriale sul concessionario privato attuato mediante un contratto di diritto privato che ha comunque struttura sinallagmatica e onerosa. Il fatto che la prestazione non sia erogata a favore dell’amministrazione bensì a favore della collettività non sembra poter incidere sulla natura contrattuale della concessione, posto che mediante lo schema del contratto a favore di terzi sarebbe comunque possibile dare veste giuridica alla trilateralità che caratterizza il rapporto concessorio.

La definizione contrattualistica della concessione di servizi non incide sulla natura pubblicista dell’istituto e sul potere del concedente di intervenire anche unilateralmente sul rapporto soggetto alle norme privatistiche in materia di contratti soltanto nella misura in cui le stesse siano compatibili con le norme pubblicistiche che garantiscono il perseguimento del pubblico interesse e, quindi, la funzionalizzazione del rapporto in chiave pubblicistica.

massima di redazione

testo integrale

Consiglio Stato sez V sentenza 301-2022

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